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A questo proposito, ella sosteneva spesso delle discussioni anche coi colleghi del suo maestro che si divertivano a farla inquietare.

— Attenta, divina Pallade Atena, — ammoniva Paolo Adelio, — questo vostro entusiasmo è sospetto!

— Voi correte pericolo di bruciarvi le ali! — insinuava Folco Ardenza.

La fanciulla alzava le spalle sdegnosa e non concedeva neppure l’onore di una parola a quelle insinuazioni che giudicava stupide.

Di quel suo entusiasmo approfittavano i colleghi di Noris per tentare di carpire qualcosa intorno al modo con cui l’aviatore avrebbe realizzato il suo volo.

Un motore nuovo, nevvero? ma azionato come? qual’era la sorgente di energia inesauribile che avrebbe permesso all’apparecchio di sostenere un volo attraverso l’Oceano?

Non sapeva, la Fabbri. Ma nessuno credeva che ella non fosse a giorno di tutti i particolari del tentativo nuovo. Piuttosto, non voleva parlare, ecco.

E per deciderla a parlare, alle domande precise che rimanevano senza risposta, seguivano le insinuazioni intorno alle scarse probabilità di riuscita, i dubbi, le previsioni negative.

Minerva Fabbri ascoltava tutto, ascoltava tutti e concludeva sempre col suo incrollabile atto di fede:

— Ettore Noris volerà attraverso l’Oceano.

— Con fortuna?

— Con fortuna.

— Per asserirlo con tanta sicurezza, bisogna che voi sappiate ogni cosa. Perchè non volete parlare, divina Pallade Atena?

— Non so nulla. Se sapessi ve lo direi o vi direi che non posso parlare se Noris avesse creduto di farmi depositaria del suo segreto e di impormi il silenzio.

Ma davvero Noris aveva serbato il segreto anche per lei ed ella non gliene teneva rancore. Trovava giustissimo quel riserbo che rappresen-