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— Laggiù potreste recarvi voi, — ribattè Ugo in tono aggressivo.
Calma e tranquilla, Minerva osservò:
— Ci sarò certo se Noris non mi vorrà proprio con sè.
Un’altra volta, lo sguardo di Tripoletta, intenso di rancore e di gelosia, l’avvolse.
La guerra era ormai dichiarata fra i tre giovani amici di Noris, mossi ciascheduno da un sentimento diverso, uniti tutti e tre in un identico scopo, quello di riuscire a essere il più vicino dei tre all’aviatore illustre.
— La più vicina alla sua gloria, — sognava Minerva Fabbri.
— Il più vicino al suo posto, — ambiva Ugo.
— La più addentro nel suo cuore, — sospirava Tripoletta, senza neppure avvedersi del magnifico, incessante atto di dedizione ch’era ogni moto della sua vita.
Fra quella triplice ammirazione così diversa, Noris passava chiuso ed inaccessibile. Più inaccessibile e più chiuso dacchè si accingeva alla prova suprema tanto sognata, perseguita con così lunghi sforzi e vicina finalmente a tradursi in realtà.
Adesso, dacchè era tornato dal suo viaggio, egli passava le giornate chiuso nella sua officina in una solitudine ancora più assoluta e più selvaggia che il lavoro riempiva e che soltanto pochi intimissimi, oltre Dauro, avevano il permesso di violare.
Per l’allieva che aveva le sue libere entrate all’aereodromo, Noris non si scomodava nemmeno più. Se era intento a lavorare quand’ella arrivava, le faceva dire semplicemente che volesse scusarlo e accomodarsi su dove c’erano sempre Ugo e Tripoletta.
Non sempre la Fabbri accettava l’invito. Ella preferiva recarsi nell’hangar, accanto all’officina, e assistere alle cure incessanti dei meccanici di Noris intorno ai velivoli dell’aviatore. E anche i meccanici la consideravano ormai un collega — più importante e soprattutto