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la sua volontà, forzare la sua determinazione e trionfare con lui.

Quella era l’occasione grande, l’occasione unica di affermarsi accanto al trionfatore glorioso. Nessuna delle prove eroiche che ella si proponeva di compiere col tempo sarebbe valsa quella, nessuna l’avrebbe collocata così in faccia al mondo consacrandola vittoriosa accanto al trionfatore insuperato e insuperabile.

Bisognava vincere Noris e farsi accettare da lui come compagna di viaggio.

La sua determinazione fu subito presa in questo senso ma insieme alla risoluzione di non insistere per il momento. Bisognava parlare a Noris da sola a solo, quando tutti fossero stati lontani e prima che quel suo piccolo meccanico fosse riuscito a soppiantarla.

Il nemico era lì, nel desiderio di Ugo che sognava lo stesso suo sogno e che anche ora seguiva, col viso ardente di entusiasmo irrequieto, i discorsi dei due collaboratori.

Come avesse intuito il pensiero della fanciulla, Ugo ripeteva proprio in quell’istante la sua preghiera:

— Perchè non mi vuole con lei, Noris? io potrei anche esserle utile.

— A far che?

— Conosco la macchina....

— Non questa, — interruppe Noris.

— E tanto diversa dall’altra?

— Di uguale non hanno che lo scafo e le ali. Non insistere, Ugo. Tu andrai ad aspettarmi laggiù, come a Evolena; ricordi? E mi sarai di tanto più utile.

Il giovinetto non osò insistere più ma nascose sotto un’apparente rassegnazione il fermo proposito di tornare alla carica.

Uguale proposito coltivava Minerva Fabbri e non disperava di vederlo compiuto poichè Noris ricusava l’aiuto del suo piccolo meccanico.

— Certamente, — ella disse, — la presenza di una persona fidata laggiù potrà esservi di grande utilità.