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— E l’esperimento lo fate?

— Fra una settimana.

— Dove? se è lecito?

— In Inghilterra.

— E perchè?

— Perchè se riuscirà potrò tentare subito il volo.

— Avete ragione: giacchè contate di partire di là....

— Appunto. Ma non ne parlate, ve ne prego.

— A me, dite questo? Voi mi tote torto, Noris. Il vostro tentativo mi sta a cuore almeno quanto a voi.

— Almeno? — domandò Dauro sorridendo.

— Sì, — confermò la fanciulla, — perchè non si sa mica bene che cosà stia a cuore oppure no a Ettore Noris.

— Ti conosce bene, a quanto pare, — osservò ancora l’ingegnere.

Noria non rispose. Ancora, Minerva Fabbri lo supplicava:

— Perchè non mi prendete con voi giacchè il posto c’è?

— Perchè ho deciso d’andar solo.

— Questa non è una ragione.

— Mi pare di sì. Affronto un rischio grave e non ho il diritto di esporre un’altra vita.

— Se non è che questo, Noris, prendetemi con voi!

C’era tanto entusiasmo e una così intensa preghiera nella voce della fanciulla che Tripoletta, dal suo posto, alzò il viso inquieta ad attendere la risposto di Noris.

No, nemmeno stavolta Noris accettava.

La fanciulletta trasse un profondo respiro di soddisfazione, e quando la labbri, malcontenta, ebbe dichiarato al suo maestro:

— Siete cattivo, — quel sospiro si mutò in un sorriso di trionfo.

Non sarebbe andato col «Sidi», la detestata.

La gioia della fanciulla era tonto più profonda in quanto che quella preghiera inutile di Pallade Atena eia una prova della indifferenza