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— Come? Noris soltanto?

— Già. Il signore la manda ad avvertire appunto per dirle che volerà lui per primo, e forse solo, perchè a Rolla s’è guastato il motore.

— O Dio, Dio! — susurrò Eva impallidendo.

— È la stessa cosa, signora, — fece il meccanico sorridendo.

— Ma c’è vento, vero?

— C’era vento poco fa. Adesso non più.

— Davvero?

— Glielo garantisco. Noris le raccomanda di star tranquilla che va tutto bene e non c’è nessun pericolo.

— Grazie.

Soggiunse, lasciando traboccare tutta la sua segreta angoscia:

— Come vorrei che fosse già finito!

Il meccanico osservò:

— Sa cosa dovrebbe fare? Venire laggiù, nell’hangar, con noi. Sarebbe più tranquilla.

— Grazie, no, — fece Eva arrossendo.

— C’è anche la signora Rolla....

— L’ho veduta. Grazie, resto qui.

— Allora, buona sera, signora.

— Addio. Raccomandate a Noris di essere prudente.

Il meccanico sorrise ancora e scomparve.

Rimasta sola, Eva ritornò col pensiero sulla proposta che le aveva fatto il meccanico. No, andare laggiù, no. Nemmeno Ettore sarebbe stato contento. Egli pure glielo aveva proposto ma senza insistere, ed ella aveva intuito subito, nel tono della sua voce, il desiderio che ella non accettasse. Ettore era insofferente dei commenti che si sarebbero potuti fare su di lei e sui loro rapporti, insofferente persino del pensiero che uno sguardo indiscreto potesse frugare nella intimità della loro vita profanandola.

Per fare quello che egli aveva fatto, superando l’avversione sua profonda d’ogni pubblicità, per arrischiare di indicarla come l’aveva indicata alla curiosità di tutto il pubblico pur di mandarle una parola rassicuratrice, bisognava di-