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Morte e passione avevano folgorato insieme in un unico schianto aveva sola il diritto di regnare nella sua anima.
Mentalmente, ardentemente, egli susurrò all’immagine dell’adorata:
— Perdonami!
E gli parve di ricevere la risposta alla sua invocazione in un indulgente sorriso della cara bocca rievocata. Sì, Eva perdonava e suggeriva la pietà per questa sua sventurata, sorella di passione che non era diventata, che non sarebbe diventata mai rivale d’amore nel cuore del diletto.
Una voce che non era quella di Susanna lo strappò alla sua visione interiore.
— Signor Noris.... — diceva la voce che veniva da dietro l’uscio socchiuso della stanza vicina.
— Eccomi.
Insieme, il giovane e Susanna si erano rivolti.
Dietro la porta appariva adesso il buon viso allarmato della signora Pearly.
— Mon enfant, — fece la signora avanzandosi, — non vorrei che tu ti stancassi troppo.
— No, mamma, ti assicuro che non mi stanco, che sto benissimo. Guardami in faccia. Non vedi come sto bene?
— Io vorrei — prosegui la signora — che tu ti riposassi un poco mentre aspettiamo il professore. È necessario ch’egli ti trovi nelle tue condizioni normali.
Ettore confermò.
— Vostra madre ha ragione, signorina.
Un’ombra d’amarezza passò negli occhi della fanciulla.
— Sì, — ella disse lentamente, — sopratutto, io non debbo abusar di voi. Perdonate. Ero così lieta della vostra compagnia che dimenticavo quanto poco piacevole sia il trovarsi con un’ammalata.
— Signorina Susanna, perchè volete dirmi queste brutte cose che voi non pensate?