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ne e di spasimo, anche Eva guardava laggiù. Perchè, perchè volava Noris se c’era un pericolo? Perchè non si ribellava alle irragionevoli esigenze di una parte del pubblico, perchè non pensava un poco alla sua angoscia e al suo terrore?
Come Ettore avesse intuito codesto terrore e codesta angoscia, ella lo vide uscire dall’hangar in compagnia di un meccanico, attraversare il campo fino all’altezza del punto dove ella si trovava, avvicinarsi allo steccato e indicare all’uomo proprio il punto dove ella si trovava.
L’uomo accennò d aver compreso e mosse per uscire.
Noris rimase ancora un attimo, le sorrise con un’espressione di letizia sul bel volto energico, poi la salutò e rientrò nell’hangar.
Adesso tutti gli spettatori e le spettatrici della tribuna avevano veduto la scena breve e tutti e tutte s’indicavano Eva con curiosità e meraviglia.
— Una parente di Noris.
— Sorella, forse.
— Non gli assomiglia.
— Che vuol dire?
— Forse sua moglie.
— Macchè! è così insignificante!
— Eppoi, se fosse sua moglie sarebbe là dentro con lui.
— Questo è vero.
Nessuno poteva immaginare che quella creatura così poco appariscente nella succinta veste di lana bianca che lasciava scoperti il collo e l’avambraccio, fosse il grande amore di Ettore Noris.
Ma certo ognuno pensò che ella doveva essere persona cara e vicina all’aviatore quando vide il meccanico salire la gradinata della tribuna e avvicinarsele.
Eva non attese che egli parlasse; domandò subito con ansia:
— Volano?
— Il signor Noris sì.