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suo proclamato diritto di fare quanto gli piaceva di fare, tornò a fischiare.

— Badi, — ammonì l’intervenuto, — se non la smette, io la indico al Commissario di servizio e la faccio espellere.

— Ma chi è lei?

— Io sono uno che non tollera villanie e prepotenze.

— E io non tollero mistificazioni.

— Ma la smetta, da bravo! Non c’è nessuno che la mistifichi qui. Se non capisce niente, se ne vada.

— Ci vuol poco a capire che del vento non ce n’è. Non si muove nemmeno una foglia!

— Quaggiù. Ma lassù in alto che ne sa lei?

— Ah! — fece l’altro ironico, — hanno mandato su lei a vedere se c’è vento?

— Hanno mandato su i palloncini sonda, per sua norma, e se non li ha visti peggio per lei.

— È vero, — disse qualcuno del pubblico.

Una quarta voce soggiunse:

— E il vento li ha spazzati via verso il mare.

L’intervenuto osservò ancora:

— Ma c’è della gente che vuol sempre parlare malgrado non sappia niente. E così succede che perla prepotenza di qualcuno la folla si accende e diventa feroce. Chi ne va di mezzo sono gli aviatori. Ecco, — soggiunse, — ecco se è vero. Hanno tolto la bandiera rossa e hanno messo quella bianca.

Tutti gli occhi cercarono l’hangar sul cui tetto sventolava adesso la bandiera bianca che il pubblico accoglieva con un applauso prolungato.

— Merito mio, — riprese, dietro, la voce dello sconosciuto con tono di baldanza e di canzonatura, — se io non fischiavo nessuno protestava e lassù c’era ancora la bandiera rossa.

Le sue parole caddero nel vuoto.

Tutti gli occhi del pubblico erano intenti, adesso, sul campo, verso l’hangar dove fervevano gli ultimi preparativi.

Con l’anima protesa in uno slancio di passio-