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— Ebbene?

— Ebbene, vuol dire che non si vola perchè c’è troppo vento.

Un impeto di gioia gonfiò il cuore di Eva. Era vero, era vero? Come mai ella non s’era avveduta di quella benedetta bandiera rossa? Ettore non avrebbe volato, adunque....

Tutta la sua gioia cadde a un’osservazione che udì:

— Troppo vento? ma se non si muove nemmeno una foglia!

— Scuse, — fece un’altra voce, — adesso che il comitato ha intascato i quattrini del biglietto d’ingresso, chi ha visto ha visto.

La voce di prima rinforzò:

— Buffonate!

Ed emise un fischio acuto e lungo che cento altre labbra ripeterono.

Una sofferenza improvvisa fatta di sdegno, di angoscia, di terrore strinse il cuore di Eva. Prevalse lo sdegno. Pallida come una morta ella si alzò, si rivolse, e poichè il fischio si ripeteva, si moltiplicava più intenso, più insistente, ella disse a colui che aveva cominciato:

— Villano!

Lo sconosciuto — un giovanotto dall’aspetto volgare sotto il pretenzioso abito domenicale — parve dapprima sorpreso, poi, squadrò la fanciulla che si era rimessa a sedere e ostentando una cavalleria grottesca disse in falsetto:

— Gioia!

Si udì una risata breve e sguaiata poi un altro coro di fischi.

Eva si sentiva gli occhi pieni di lagrime.

Ma erano feroci, dunque, erano proprio feroci?

Adesso, qualcuno sorgeva in difesa del suo sdegno, qualcuno ch’ella non vide perchè non si rivolse più, che udì soltanto impegnare un dibattito breve con colui che l’aveva insultata.

— Ma La finisca, dunque! — diceva l’intervenuto, — la signora ha perfettamente ragione. Lei è un villano!

L’altro ribattè vivacemente e per affermare il