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VII.
— Sei qui, Ugo?
Entrando improvvisamente nello hangar, Ettore Noris sorprese uno spettacolo che lo inchiodò un istante sulla soglia muto e scontento: Ugo era nel capanno e v’era anche Tripoletta ed il giovinetto finiva di baciare l’africanina che gli si dibatteva fra le braccia come una piccola fiera incappata nel laccio.
L’apparizione di Noris agghiacciò Ugo e liberò Tripoletta che fuggì via gridando nel suo bizzarro linguaggio incomprensibile delle parole che senza dubbio dicevano l’ira sua per l’offesa patita e lo strazio d’essere stata sorpresa dal «Sidi» mentre le veniva inflitta l’ingiuria.
Ugo ebbe una gran tentazione ai imitarla: si rivolse, finse di cercare qualcosa intorno e raggiunse la porta dove una frase di Noris lo arrestò:
— Perchè scappi?
La voce di Ettore era triste ma senza ira. Caduta la sorpresa della scoperta non voleva dar troppa importanza alla cosa.
— Vieni qua, — disse.
Ugo gli si accostò ancora confuso in viso ma già tranquillo.
— Sei innamorato di Tripoletta?
Il ragazzo sorrise.
— Innamorato proprio, — disse, — no.
— E allora? — E allora.... non so nemmeno io. Non mi dispiace, ecco. E l’ho sempre tra i piedi!
— Ma lei, ti vuole?
— Veramente no.
— E allora, lasciala in pace.
— La lascerò in pace, signor Noris.