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— Due volte, — fu pronta a rispondere la Fabbri, — a Londra., con Graham White la prima e la seconda col povero Level a Issy, pochi giorni prima della sua morte.

— Due maestri formidabili. Ed è stato volando che s’è scoperta la vocazione?

— No; no, veramente. Quando ho volato con Graham White, facevo il primo anno di medicina alla Sorbona. Contavo di diventare medichessa e abitavo a Parigi.

— Poi?

— Poi, niente. Ho fatto tre anni d’università e adesso non ho più voglia di proseguire. Vorrei farmi aviatrice: ho voglia di provare dei brividi. Null’altro.

Il tono col quale la fanciulla aveva espresso i suoi desideri bizzarri era così semplice, così in contrasto colle cose che diceva, che Noris la guardò interessato. Che strana creatura era quella? e dove mai l’aveva scovata Paolo Adelio?

Il giornalista parve indovinare le domande che Noris si rivolgeva perchè spiegò:

— È così, sai: come ti dice. Ed è superfluo cercare perchè sia così. Forse non lo sa neppure lei. Una creatura d’impressioni: null’altro. Ma un cervello saldo e un saldo cuore: se diventerà aviatrice, e lo diventerà, farà parlare di sè.

Noris tacque. Era un po’ scettico in fatto di donne aviatrici e non voleva esprimere il suo parere che avrebbe potuto sembrare una offesa alla signorina.

Ma Paolo Adelio gli rivolgeva adesso una frase che lo faceva scattare:

— Avrai una magnifica, allieva.

— Io?

— Sicuro. La signorina conta di imparare con te.

— Ma io non insegno.

— Non volete? — fece Minerva Fabbri corruscando la fronte, — sta bene: mi sceglierò un altro maestro.

Quella prontezza parve a Noris un segno di risentimento.