Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/130


— 124 —

rita. Lui, ha una vera adorazione per voi. Guardate come ci osserva, vi prego.

— Siete matto.

Poichè Ughetta aveva ripreso a civettare con Ugo e Lorenzo Rolla appartato presso la finestra colla Marinka stringeva l’assedio nella speranza di ottenere almeno la promessa definitiva della capitolazione della fortezza, Ardenza annunziò:

— Io vado in cerca di Noris.

— Bravo — approvò Paolo Addio — e digli che è un’indecenza farci aspettare così.

Folco Ardenza non ebbe campo di fare l’ambasciata. Il rimprovero di Paolo Adelio giunse direttamente a Noris che proprio in quell’istante metteva piede sull’ultimo scalino.

— Perdonate, — egli si scusò entrando e stendendo le mani, — dovevo terminare un lavoro che non potevo lasciare a mezzo. Ho preso appena il tempo di lavarmi le mani.

— Ma voi lavorate anche il giorno di capodanno? — domandò Ughetta avanzando a salutarlo.

— È Capodanno, avete ragione, ma per me tutti i giorni sono uguali, e in questi posti da lupi, il lavoro è ancora il solo modo di riempire la giornata. Ma voialtri, — domandò mentre salutava tutti intorno: confidenzialmente la Marinka che conosceva da un pezzo, come Ughetta per le relazioni che le due donnine avevano coi suoi colleghi, e Rolla, e Cino Coralli: con una cordialità che non escludeva una più seria considerazione Folco Ardenza che all’aviazione s’era dato per passione e non coll’intento di trarne profitto, ricco com’era e giovane e solo e padrone della sua vita, e Paolo Adelio, il giornalista intelligente, correttissimo e buono sotto la vernice d’uno scetticismo che era soltanto il frutto di una troppo realistica visione della vita, — ma voialtri come mai siete qui?

— Toh! — fece Cino Coralli, — saremo venuti per ammirare il panorama!

— Ingrato: — soggiunse Rolla, — sacrifichia-