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do tornò narrò d’aver trovato la fanciulla accasciata per terra, raggomitolata come un gattino colla faccia nascosta nelle braccia incrociate sulle ginocchia.

— È gelosa come la morte, — concluse.

La Marinka e Ughetta scoppiarono in una risata.

— Gelosa? E di chi?

— Di voi, di noi, di tutti.

— Ma è l’amante di Noris? — tornò a chiedere la Marinka.

— Macchè!

— E allora?

— E allora è gelosa perchè lo adora.

— La storia — spiegò Rolla — è questa. Quando Noris era laggiù, si accorse un giorno d’essere sempre seguito da questa creatura. Anzi, non fu nemmeno lui ad accorgersene: lui vive sempre nelle nuvole. Fosti tu se non sbaglio.

— Sissignore, fui io. La ragazza era sempre accovacciata per terra fuori della nostra tenda. Io ve la trovavo al mattino, aprendola; di sera, quando facevo l’ultimo giro di ronda prima di chiuderla. E se Noris partiva colla macchina per i soliti giri di ricognizione, la ragazza era, col viso alzato verso il cielo a scrutare il suo ritorno. Un giorno l’ho interrogata.

— In arabo, — interruppe Folco Ardenza in tono ironico.

— Sissignore, in arabo, precisamente.

— Hai visto? — fece Ughetta rivolta all’amico con aria di ripicco.

Ugo continuò con importanza:

— Capii che anche quella s’era presa una cotta per il padrone.

— Anche? — domandò Minerva Fabbri incuriosita, — ve n’erano state altre, dunque?

Il giovinetto guardò la bella donnina con sorpresa. Da dove veniva dunque costei per non sapere?

— Anche, sissignora, — disse, — perchè era la solita storia che si ripeteva. Dappertutto dove Noris era passato, dappertutto dove passa,