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po’ lunghi intorno al suo viso roseo di saldo montanaro e contrastava invece coll’espressione di forza emanata da tutta la sua poderosa figura. L’aria patema gli stava bene e Noris ne fu subito conquistato.
— Adesso che la vedo in piedi son tranquillo, — diceva il buon prete, — ma sono stato molto inquieto. Quando me l’hanno accompagnato qui, ieri, pareva in istato di sonnambulismo. L’ho detto subito a Marguerite: vero?
Si rivolse per cercare la testimonianza della nipote, ma Marguerite non c’era.
— Dov’è? — domandò stupito. — Dove si sarà cacciata? L’ho avuta alle costole fino adesso ed ora è scomparsa. Notino che m’ha fatto ricominciare tre volte il breviario per venirmi ad annunziare che dalla sua stanza aveva udito il signore parlare, che perciò lei doveva essersi svegliata, poi che l’aveva udita alzarsi e infine che stava per scendere. E adesso scompare. Lei deve scusarla, signor Noris, è come una capretta selvaggia.
L’immagine fece sorridere Noris che rassicurò il buon vecchio e strappò un’esclamazione di protesta a Ugo:
— Oh!
— Sì sì, — continuò il curato, — una capretta selvaggia! Adesso che non è più in pena pel signore, scommetto che è tornata fuori per andare nel bosco. È la sua seconda casa il bosco: scommetto, proprio, che c’è tornata anche adesso.
Ma stavolta, la scommessa del curato doveva andare perduta, perchè appena entrati nell’ampia e luminosa sala da pranzo che, secondo Ugo, i giornalisti avevano da ventiquattr’ore mutata in bivacco e dove anche adesso tre corrispondenti erano in attesa di notizie di Noris, scorsero Marguerite affacciarsi sulla soglia d’una porta laterale che dalla sala metteva in cucina.
— Ecco la signorina, — annunziò pronto Ugo rivolto al curato.
— Ah, meno male. Vieni qua. Dopo aver tan-