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— Bravo, — fece Noris, — adesso, aiutami a vestirmi.

— Ma il medico ha raccomandato che lo avvertissero non appena lei si sarebbe svegliato. Vuol visitarla.

— Faremo una sorpresa al medico. Saremo noi che faremo visita a lui. Guarda come son forte.

D’un balzo fu in piedi, raccolse le sue robe, si vestì, fece una rapida toeletta sommaria e propose al suo giovane amico che lo guardava sbalordito:

— Scendiamo.

Constatava con gioia di sentirsi davvero benissimo. Quella giornata di riposo profondo era bastata per restituirgli tutte le sue energie.

— Adesso — disse — potrei risalire sull’apparecchio e andarmene fino a Sion a prendere il treno. E un’idea, — soggiunse.

— Da stagionare, però, perchè il dottore non le permette certo di partire quest’oggi.

— Ne riparleremo. Andiamo a ringraziare il curato, intanto.

Uscirono insieme nel corridoio, in tempo per veder sfuggire allo svolto che dava sulla scala un lembo ai veste azzurra e di udire lo scalpiccio di passetti rapidi e leggeri giù per la scala.

— Ha veduto? — fece Ugo. — L’aspettava.

— Chi?

— La nipote del curato.

— Ah! non mi pare che aspettasse precisamente. L’abbiamo anzi sorpresa: tanto vero che è scappata.

— La soggezione. Ma certo spiava per sentire quando lei si sarebbe alzato.

— Povera piccina, dev’essere molto buona.

— Sì, e anche il curato ha l’aria d’una brava persona.

Noris se ne accorse subito quando, giunto in fondo alla scala, se lo vide venire incontro colle braccia aperte come un buon papà. Era un bel vecchio, alto e robusto, con un’aria di candore che armonizzava coi bianchi capelli lasciati un