Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/11


— 5 —


Perchè questo avvenisse, di che cosa fosse fatto il fascino di quella creatura ardente e mite, con quali segrete forze ella riuscisse ad avvincerlo così, egli non sapeva e nemmeno cercava.

In realtà, Eva lo teneva soltanto colla forza del suo amore ed era semplicemente il fascino di quell’amore che Ettore Noris subiva. Egli non aveva mai amato nessuna donna come amava Eva ma, anche, nessuna lo aveva amato mai come quella lo amava. Qualcuna lo aveva forse desiderato con maggiore violenza o cercato con maggior febbre o conteso con spasimo di gelosia o avvinto con raffinata arte o lusingato con devozione fedele o più profondamente turbato con vicende drammatiche complicatrici....

Nessuna aveva mai saputo dargli il senso d’assoluto che l’amore di Eva gli dava. Egli sentiva d’essere entrato definitivamente nella sua vita e per sempre, d’aver messo il suggello sul suo corpo e sulla sua anima, primo ed unico, nel tempo e nell’eternità. E che ella gli apparteneva come gli apparteneva il sangue delle sue vene, il battito del suo cuore, la febbre del suo pensiero.

Sentiva che nessun uomo avrebbe potuto essere per una donna più di quello ch’egli era per la sua piccola compagna: l’amante, il marito, l’amico, il padre, il fratello, Dio.

Ancora sapeva come nella perfetta semplicità e sincerità del suo cuore ella trovasse in lui tutte le bellezze, tutte le qualità, tutte le virtù: come fosse affascinata dal suo coraggio e innamorata dei suoi chiari occhi sempre un po’ corruschi sotto la pennellata violenta delle sopracciglia nerissime; come la seducesse il suo ingegno che ella esaltava sino alla genialità e la piegasse il bacio della sua molle bocca ardente che ella diceva chiudere nel suo cerchio magico tutta la vita e tutta la gioia.

Questo amore fatto di venerazione e di fede si traduceva anche in forza per Ettore Noris. Ancora più salda era diventata la fiducia ch’egli aveva in sè stesso dacchè Eva credeva tanto ciecamente in lui. E provava il bisogno di fare qual-