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attraverso alle campagne con la carta topografica alla mano, a disporre delle conferenze sul servizio ciclistico militare, e comprendere nelle gare di tiro una categoria speciale pei ciclisti e bandirne contemporaneamente una di ciclismo militare.

È inutile illuderci; le missioni che la tattica odierna affida al ciclista sono di tal natura che non potrebbero essere eseguite da individui presi a caso, fossero pure scelti fra i più distinti ciclisti delle nostre primarie società; nel ciclista militare si richiede un’istruzione speciale di cui non si occupano affatto le società ciclistiche, e delle qualità morali ed intellettuali che non lascino dubbi.

Perciò se non avremo seriamente pensato a procurarci durante questo periodo di pace dei buoni elementi per questo nuovo genere di servizio militare, se non avremo prese le opportune disposizioni per avere una statistica che tutti li comprenda, specificando per ciascuno di essi le qualità fisiche e morali, sarà poi impossibile, giova ripeterlo, che il nostro servizio ciclistico, allo scoppiare improvviso d’una guerra, risulti pari al compito che deve adempiere.

Noi però abbiamo ferma speranza, sentiamo anzi fede inconcussa che il nostro esercito, mercè l’efficace cooperazione delle società di tiro a segno, potrà ordinare un buon servizio ciclistico e mantenerlo tale, cosicché sia in grado d’agir sempre regolarmente e su vasta scala, anche all’avanzare di subita guerra, ma occorre che a queste società non facciano difetto gli incoraggiamenti morali e materiali delle autorità e segnatamente quelli del ministero della guerra.

E non trattasi d’incoraggiamenti che possano in qualche modo nuocere anche menomamente al servizio militare o gravare notabilmente sul bilancio.