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una scarica di moschetteria; e sul campo di battaglia rapidi nei loro movimenti poco vulnerabili, ben provvisti di munizioni da bocca e da guerra possono essere utilmente lanciati dal comandante supremo a portare il colpo decisivo ed intonar l’inno della vittoria.

E qui giova notare che al termine della corsa il ciclista a petto del cavaliere e del fantaccino è assai meglio in istato di valersi di tutta la sua abilità nel tiro.

A motivo della grande gittata delle nuove armi, delle grandi mosse degli eserciti odierni e dell’ordine sparso col quale oggidì si combatte, le battaglie occupano ora una grande estensione di terreno ed oltre a ciò la posizione delle truppe combattenti ed il luogo dove ferve maggiormente la lotta non sono più indicati dal fumo che è così tenue colle polveri attuali. Di più le varie fasi della battaglia s’incalzano ora e si succedono con una celerità di cui prima non si aveva idea; infatti mentre i fucili ed i cannoni di Napoleone non lanciavano che un proietto al minuto, le nostre armi da fuoco possono ad ogni minuto lanciarne delle decine, anzi delle centinaia, cosicché le truppe che sono nella zona battuta da questa grandine micidiale devono spostarsi a sbalzi fulminei e raccogliersi dietro ripari, altrimenti, rimanendo allo scoperto, sarebbero in pochi istanti distrutte. Di qui non ostante la grande importanza l’estrema difficoltà sul campo di battaglia di tener vive le comunicazioni tra gli stati maggiori e le truppe rispettive e le soldatesche vicine, di trasmettere prontamente gli avvisi, di far pervenire simultaneamente gli ordini ai comandanti subordinati, non potendo servirsi dei fili telegrafici o telefonici e poco giovando i telegrafi ottici.

Le biciclette però possono circolare in questo campo e