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ne fece anche l'esperimento. È notevole anzi l’insistenza con cui quei che sono maestri in simili materie si ostinano a dimostrare l’utilità che recherebbe oggigiorno in tempo di guerra un reggimento di ciclisti, pur ammettendo che in varii casi non troverebbero impiego per la natura e la fragilità dei loro veicoli, e che quando devono appiedare o caricarsi il veicolo sulle spalle corrono gran rischio di cadere nelle mani del nemico. Senza punto partecipare all’entusiasmo di chi sogna di sostituire i ciclisti alla cavalleria è pur forza ammettere che le esperienze diedero ovunque risultati soddisfacenti e che la bicicletta s’insinua trionfalmente nella tattica odierna.
Il ciclista ben allenato, buon conoscitore del terreno e specialmente delle strade accessibili alla bicicletta, capace di orientarsi prontamente, d’interpretare e notare in modo chiaro e preciso gli indizi che possono essere di qualche utilità pei comandanti di truppa, abile del tiro, sarà un acquisto prezioso non solo per la rapida trasmissione degli avvisi e degli ordini, ma anche pel servizio di sicurezza, d’informazioni, d’avan-scoperta; e per tasteggiare, scandagliare stancar l’inimico, e nel tentare i più arditi colpi di mano.
I ciclisti, meglio assai che i soldati a cavallo, possono chetamente spingersi sino a breve distanza dall’inimico senza destarlo prima del tempo opportuno, e così procurarsi ragguagli di una certa importanza; divisi in gruppi di due tre, allontanarsi di 50, di 100 chilometri dal grosso delle truppe e tornare a recare avvisi ogni volta che se ne presenti l’occasione; in gruppi più numerosi tribolar l’inimico comparendogli d’improvviso dinanzi dove e quando meno se l’aspetta e dileguandosi poi colla celerità del lampo dopo averne messo il campo a rumore con