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minati col velocipede, formando i medesimi un importante fattore della formola colla quale i matematici calcolano il lavoro di chi va a piedi.

L’escursione ciclistica fatta a traverso il Monferrato il 30 e 31 maggio e 1° giugno 1896 da un drappello del 39° fanteria, dimostrò che i ciclisti possono marciare in isquadra molto serrati, colla velocità di 16 chilometri all’ora e percorrere di questo modo 120 a 150 chilometri al giorno.

Il ghiaccio, la neve, le strade pessime, le pendenze anche del 10% non sono per la bicicletta ostacoli insormontabili. Ad ogni modo quando realmente non fosse possibile di valersi della macchina o si volesse risparmiarla, si potrà sempre condurla a mano o portarla alta da terra, non pesando che soli 15 a 18 chilogrammi. Anzi in vari eserciti, compreso il nostro, si idearono delle biciclette capaci di essere smontate o piegate per poterle più facilmente adattare al dorso.

Il sig. Gérard, capitano nell'87° reggimento della fanteria francese, ha inventata e costruita una bicicletta munita di ruote molto basse, che hanno soltanto m. 0,65 di diametro, e sono unite fra loro semplicemente da un’asta congegnata in modo che si può a volontà renderla rigida oppure pieghevole, affine di soprapporre una ruota all’altra. Il soldato può quindi posare i piedi a terra, e, tenendosi la bicicletta fra le gambe, prendere note, eseguire schizzi, fare fotografie, chiedere informazioni o sparare il moschetto e quindi riprendere immediatamente la corsa, e, se il caso lo richiede, caricarla facilmente sulle spalle, mancando essa del solito telaio, o ripiegarla e caricarla sulla schiena come farebbe dello zaino, e si può portare nei caffè, nei negozi, nei vagoni viaggiatori delle ferrovie, senza incomodare le persone vicine.