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ripetute; ovvero come l’espressione di uno stato di cose che in date circostanze riguardasi quale ordinario e relativamente normale frammezzo alle variazioni contingenti cui può andar soggetto; vale a dire nuovamente come il valore più probabile della vera natura della cosa? E in ogni caso, qual è, in grazia, il grado di fiducia che di caso in caso, e in condizioni d’altronde pari, la media stessa si merita dipendentemente dal numero più o men grande delle osservazioni, su cui è stata calcolata? Tale fiducia, o, come si dice, la precisione della media, si capisce anche d’istinto che non potrebbe essere eguale in tutti i casi; che anzi (a parità d’ogni altra condizione) essa è una funzione del numero delle osservazioni; ossia essa sta in una certa relazione con siffatto numero, cresce in genere o scema con questo; ciò, ripeto, viene suggerito anche dal semplice buon senso; ma il determinare la vera forma di quella funzione, o relazione, ossia la qualità del rapporto che intercede fra la precisione della media e il numero delle osservazioni, a chi altro spetta che al calcolo delle probabilità?1
Il fatto sta che sotto l’impero esagerato di quella sua apprensione, il Guerry, trattando la storia di questo calcolo dal punto di vista delle due applicazioni, ne ha omesso uno stadio essenziale, il più recente, e quello in cui svol-
- ↑ È noto che la precisione della media si proporziona, non al numero delle osservazioni da cui la media fu dedotta, ma alla radice quadrata del numero stesso, supposte le osservazioni tutte egualmente buone, o, come dicesi, di egual pes. — Quetelet ha messo ripetutamente in rilievo le applicazioni che ottiene questo canone nella statistica. Veggasi in particolare, oltre l’opera sulla probabilità citata in appresso, il saggio De la statistique considérée sous le rapport du physique, du moral et de l’intelligence de l’homme. 1.er Mémoire, Bruxelles, 1860.