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legittime per la natura intrinseca del caso di cui si tratta. Egli mostrerebbe accedere alla protesta dell’insigne geometra Poinsot, che all’Accademia pronunciava ricisamente sembrargli quella «una specie di aberrazione dello spirito umano», e chiedeva «se non fosse bisogno d’inventare un altro calcolo delle probabilità per accertarsi di non aver errato nell’uso del primo.»
Ma l’analitica morale (sostiene il Guerry) non ha niente a che fare col calcolo delle probabilità. — «Il suo oggetto, il suo metodo, sono differenti. Essa non deduce le verità le une dalle altre (son sue parole); non ricerca ciò che deve essere, ma si limita unicamente a constatare ciò che è. — Fu solo per una falsa analogia (continua egli) che le obbiezioni contro l’applicazione del calcolo delle probabilità nelle dottrine morali, vennero estese all’analitica morale, che non fa alcun uso di questa specie di calcolo.»
E nemmeno avrebb’ella la pretensione di cogliere direttamente la moralità. Questa non si può definire per numeri, nè di tal guisa potrebb’esservi comparazione possibile; non si mette in equazione la moralità relativa di due paesi; soltanto i fatti, gl’indizj estrinseci della condizione morale possono cogliersi e definirsi numericamente nella loro esistenza e nelle loro relazioni; e di questi indizj, di questi sintomi (desunti essi medesimi per lo più da fatti che attestano un disordine), il più energico, ed insieme uno fra i più accessibili e meglio determinati, è la criminalità. — Perciò si data da questa il primo saggio di analitica morale, ma in seguito ella potrà estendersi anche ad altri oggetti; e qui l’autore viene anticipando certe sue vedute di un’analitica letteraria, le quali, a dir vero, non mi sembrano ancora molto perspicue.
Dà poscia ragione della scelta fatta dell’Inghilterra e