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servanti di ciò che esige il metodo e il giusto rigore della scienza.

Anche l’esecuzione tipografica risponde all’importanza del lavoro. Essa è non solo soddisfacente, ma sontuosa. Direbbesi aver a fare con una vera opera d’arte; nè conoscerei altra produzione di simil fatta che riesca per tale rispetto eguale, nonchè superiore a questa; non l’atlante fisico di Berghaus, che il Guerry mostrerebbe aver invidiato ed essersi proposto ad esemplare; non l’edizione stessa sì splendida di Keith Johnston, che lo riprodusse ed ampliò in Inghilterra. A fronte delle nuove e magnifiche tavole, quelle che corredavano il Saggio del 1833 hanno per poco l’aspetto di informi abbozzi. Stimerei anzi che vi è lusso soverchio, il quale compromette col troppo alto prezzo (100 franchi) la diffusione dell’opera, di cui vorrebbesi pel suo stesso intento agevolato l’accesso agli studiosi. Anche la scala di alcuni tracciati sembra troppo piccola, quantunque il formato generale del libro pecchi anzi del difetto contrario e riesca stragrande ed incomodo; in ispecie le 64 curve della tavola XVI avrebbero richiesto e meritato più larghe proporzioni; senza dire di que’ sviluppi particolari da cui dovrebbe andar corredata una tavola come la XVII, e della convenienza di raccogliere in apposita tavola alcuni tracciati particolari, siccome quelli relativi al movimento mensile della criminalità. In complesso poi l’uso dell’atlante è pel momento molto difficoltato dalla già notata mancanza di un testo illustrativo; tanto più che esso presenta certo rigoroso ed in parte insolito tecnicismo, che non può essere agevolmente inteso e valutato. È pur cosa notevole, e in qualche modo caratteristica dell’indole propria del lavoro che l’Accademia cui toccò giudicare dell’opera, non è, come parrebbe di primo tratto