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CLIX

È inferma: la febbre e l’amore l’uccideranno.

     Quella febre amorosa, che m’atterra
due anni e piú, e quel gravoso incarco
ch’io sento, poi ch’Amor mi prese al varco
di duo begli occhi, onde l’uscir mi serra,
     potea bastare a farmi andar sotterra,
lasciar lo spirto del suo corpo scarco,
senza voler ch’oltra i suoi strali e l’arco,
altra febre, altro mal mi fesse guerra.
     Padre del ciel, tu vedi in quante pene
questo misero spirto e questa scorza
a tormentare Amor e febre viene.
     Di queste febri o l’una o l’altra smorza,
ché due tanti nemici non sostiene
donna sí frale e di sí poca forza.


CLX

Vorrebbe sé libera, e lui suo prigioniero.

     Care stelle, che tutte insieme insieme
con Cupido e Ciprigna vaghe e pronte
deste il mio cor a quell’altero conte,
che per premio m’ha poi tolto la speme,
     poi che vedete ch’ei, che nulla teme,
contra voi, contra me alza la fronte,
vendicate le vostre e le mie onte
con vendette piú crude e piú supreme.
     E questo sia non che ’l mio cor mi renda,
ma mi dia il suo, e rendami la spene,
e cosí si dia otta per vicenda.
     Fate che ’n quelle ond’io son or catene
presa e legata, il conte i’ leghi e prenda:
questo strazio al superbo si convene.