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CXLVII
Lo segue col pensiero nella sua vita campestre.
— Or sopra il forte e veloce destriero —
io dico meco — segue lepre o cerva
il mio bel sole, or rapida caterva
d’uccelli con falconi o con sparviero.
Or assai con lo spiedo il cignal fiero,
quando animoso il suo venir osserva;
or a l’opre di Marte, or di Minerva
rivolge l’alto e saggio suo pensiero.
Or mangia, or dorme, or leva ed or ragiona,
or vagheggia il suo colle, or con l’umana
sua maniera trattiene ogni persona. —
Cosí, signor, bench’io vi sia lontana,
sí fattamente Amor mi punge e sprona,
ch’ogni vostr’opra m’è presente e piana.
CXLVIII
Il suo destino è servire al suo signore.
Se ’l cielo ha qui di noi perpetua cura,
e partisce ad ognun, come conviene,
che maraviglia è, s’a me dié pene,
e mi dié vita dispietata e dura?
e se ’l mio sol di me poco si cura?
se mi vede morir e lo sostiene?
Ei vince il sol con sue luci serene,
illustre e bel per studio e per natura.
A lui convien regnare, a me servire,
vil donna e bassa; e parmi ancora troppo
ch’egli non sdegni il mio per lui patire.
Queste ragioni ed altre insieme aggroppo
meco talor, per dar tregua al martíre
col desir sempre presto e ’l poter zoppo.