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i - rime d'amore | 77 |
CXXXVII
Vadano a lui i suoi sospiri e dicano quant’ella soffre.
Prendete il volo tutti in quella parte,
ove sta chi può dar fine a’ miei mali
col raggio sol de’ lumi suoi fatali,
o sospir, o querele al vento sparte.
E con quanta eloquenzia e con quant’arte
vi detterá colui c’ha face e strali,
dite a la vita mia pietose quali
dí provo, quando egli da noi si parte.
E se con vostri umili modi adorni
potrete far pietoso il vago aspetto,
sí ch’a star oggimai con noi ritorni,
non tornate piú voi, ch’io non v’aspetto:
rimanetevi pur in que’ soggiorni,
e venga a me con lui gioia e diletto.
CXXXVIII
Al fiume Anasso, che bagna la terra ov’egli nacque.
Sacro fiume beato, a le cui sponde
scorgi l’antico, vago ed alto colle,
ove nacque la pianta ch’oggi estolle
al ciel i rami e le famose fronde,
ben fur le stelle ai tuoi desir seconde,
ché ’l sí spesso veder non ti si tolle
e ’l far talor la bella pianta molle,
ch’a me, lassa, sí spesso si nasconde.
Tu mi dái nome, ed io vedrò se ’n carte
posso con le virtú che la mi rende,
al secol, che verrá, famoso farte.
Oh pur non turbi il ciel, cui sempre offende
la gioia mia, i miei disegni in parte!
Altri ch’ella so ben che non m’intende.