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i - rime d'amore | 61 |
CVII
Nella nuova primavera, vicina all’amante, si rinnovano gli affetti di lei.
Or che ritorna e si rinova l’anno,
passato il verno e la stagion piú fresca,
l’amoroso disir mio si rinfresca,
e la mia dolce pena, e ’l dolce affanno.
E qual i novi umor gravidi fanno
gli arbori, onde lor frutto a suo tempo esca,
tal umor nel mio petto par che cresca,
al qual poi pensier dolci a dietro vanno.
Ed è ben degno che gioia ed umore,
or ch’egli è meco la mia primavera,
mi rinovelli e mi ridesti Amore.
Oh pur non giunga a sí bel giorno sera!
oh pur non cangi il bel tempo in orrore,
dipartendo da me l’alma mia sfera!
CVIII
Ella si gode la presenza dell’amante.
Poi che m’ha reso Amor le vive stelle,
che mi guidano al ciel per dritta via,
e ne le molte mie gravi tempeste
m’hanno mai sempre ricondotta in porto
di questo chiaro e fortunato mare,
ch’indarno turban le procelle e i venti;
udite, benigne aure, amici venti;
e voi, occhi del cielo, ardenti stelle,
mentre qui sovra questo altero mare,
da la mia lunga e faticosa via,
la mercede d’Amor, tornata in porto,
lodo di lui gli strazi e le tempeste.