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i - rime d'amore 47


LXXXI

«Egli in Francia si sta colmo d’oblio».

     Questo aspro conte, un cor d’orsa e di tigre,
che ’n cosí vago e mansueto aspetto
per forza di valor e d’intelletto
a la strada di gloria par che migre,
     non so per qual cagion guasti e denigre,
col mancarmi di fé, sí degno effetto,
e l’ali di sua fama col difetto
d’infedeltá renda restive e pigre.
     Almen gli foss’io presso, onde potessi
dimostrargli il suo fallo e ’l dolor mio,
sí che fido e pietoso lo facessi!
     Ma i’ son qui, lassa, colma di desio,
e i miei lamenti a l’aure son commessi:
egli in Francia si sta colmo d’oblio.


LXXXII

Priva di sue notizie, ella si duole.

     Qui, dove avien che ’l nostro mar ristagne,
conte, la vostra misera Anassilla,
quando la luna agghiaccia e ’l sol favilla,
pur voi chiamando, si lamenta ed agne.
     Voi, dove avien che l’Oceano bagne,
la notte, il giorno, a l’alba ed a la squilla,
menando vita libera e tranquilla,
mirate lieto il mar e le campagne.
     E sí l’assenzia e ’l poco amor v’invola
la memoria di lei, la vostra fede,
che pur non le scrivete una parola.
     O fra tutt’altre mia miseria sola!
o pena mia, ch’ogn’altra pena eccede!
Ciò si comporta, Amor, ne la tua scola?