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i - rime d'amore 45


LXXVII

Perché, s’ella è fida, egli non l’ama piú?

     O de le mie fatiche alto ritegno,
mentre ad Amor ed a Fortuna piacque,
conte gentil, a cui giamai non nacque
bellezza egual, valor, sangue ed ingegno;
     se ’l vostro cor di maggior donna degno
una volta in me sola si compiacque,
se fin gli scogli d’Adria, i lidi e l’acque
san che voi sète il mio solo sostegno,
     perché senza mia colpa e mio difetto,
se non d’esser piú ch’altra fida stata,
m’avete tratta fuor del vostro petto?
     Questa è la gioia mia da voi sperata?
è questo quel che voi m’avete detto?
questa è la fé che voi m’avete data?


LXXVIII

Teme ch’egli, in Francia, l’abbia scordata per altra donna.

     Gli occhi onde mi legasti, Amor, affrena,
sí che non veggan mai altra bellezza,
altra creanza ed altra gentilezza
di belle donne, onde la Francia è piena;
     acciò che quanto ora è dolce ed amena,
non sia piena di lagrime e d’asprezza
la vita mia, ch’ogn’altra cosa sprezza,
fuor che la luce lor chiara e serena.
     E, s’egli avien che sia lor mostro a sorte
obietto che sia degno esser amato,
ed accenda quel cor tenace e forte,
     ferisci lui col tuo stral impiombato,
o con quel d’oro dona a me la morte,
perché viver non voglio in tale stato.