Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/387

380 nota

d’onoraria e degnamente servirla, sí che tutto quello, ch’io potessi fare in questa impresa, sarebbe raen ch’ombra a paragon del vero; nondimeno in quello, dove mi sono mancate le forze e i convenevoli concetti di celebrarla ed essaltarla, m’è sopravanzato l’animo d’esprimerle questo mio virtuoso, se ben impossibile desiderio, in tanto che non mi sono potuta astenere, ch’io non ne l’accertassi col debile testimonio di queste poche terze rime, che le dedico, non in modo che trattino il singoiar merito delle sue ricchissime doti, chè queste non cadono sotto la povertà del mio incapace stile, ma in maniera che, dando al suo discreto giudizio alcun leggier gusto della mia bassa musa, con questa esperienzia quasi mostrando la mia insoiíicienza, perché poi mi vaglia per buona scusa s’io non ardisco por bocca nel cielo del suo inestimabil valore, debbano sotto l’autorità del suo gloriosissimo nome comparire nella presenzia del secolo, e liberamente appresentarsele con assoluta dependenza dall’arbitrio della Vostra Altezza. La quale, conoscendo in ciò la mia brama, che non ha per fine altro che di scoprir a lei la prontezza di se stessa, gradirà, son certa, in questo minimo dono l’infinitudine dell’animo mio in riconoscer il suo merito, col tributo di quello che m’è concesso, poi ch’io non posso con quello che si converrebbe a lei. E per piú distinta significazion della mia devozione le porgo questo mio volume per man d’un mio ancor fanciullo figliuolo, quivi per adempier quest’officio da me mandato; il quale nel volto, e negli atti, e in ogni guisa d’inchinevole riverenza, meglio d’ogni altro esprimendo il mio medesimo core nella serenissima sua presenza, mi vaglia tanto piú a conciliarmi il favor della sua cortesissima grazia, in mercé della mia sviscerata osservanza e in sopplimento di quello ov’io non giungo col potere all’union degli effetti con la mia volontà, con la quale mi sono legata di perpetuo indissolubil nodo di umilissima servitú con la Sublimità Vostra.

Di Venezia, a’ 15 di novembre mdlxxv.

La ghiotta raccolta delle Terze rime ci si è conservata in pochissimi esemplari. Il Cicogna (Delle iscrizioni vetieziane, Venezia. 1842, v, 421 sgg.) ne conosceva tre: l’uno appartenuto ad Apostolo Zeno, ora nella Marciana, con qualche nota manoscritta dello stesso Zeno nel foglio anteriore di guardia, un altro appartenuto a Marco Foscarini, e il terzo del conte Pietro Leopoldo Ferri (cfr. a proposito la Biblioteca femminile italiana del Ferri medesimo, Pa dova, 1842, p. 172 sg.). Di questi tre esemplari gli ultimi due recavano il primo componimento col nome dell’autore, Marco Veniero: non cosí l’altro esemplare, che dà il capitolo come di incerto autore; ciò dimostra che la stampa delle Terze rime subi una modificazione dopo il primo foglio. Secondo il Foscarini, dei capitoli non scritti dalla Franco, vari sono gli autori; il Degli Agostini,