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378 | nota |
Questi, vivendo, avria mostrato al mondo
la vera via, come a virtú s’ascende,
con stil cui fora stato il tempo a scherno.
Ma, cieco me! l’abisso alto e profondo
e l’oscur’opre del consiglio eterno
vile e caduca polve non comprende.
Delle rime di B. Stampa ho tentato un nuovo ordinamento. Nelle altre edizioni si segue l’ordine della ristampa Piacentini (1738), in cui precedono due sonetti delle raccolte giolitine 1545, 1549, seguono dieci poesie delle raccolte giolitine 1547, 1548, poi le diciannove della raccolta 1550, e vengono ultimi tre sonetti pubblicati dopo il Dialogo amoroso del Betussi (1543): quindi non si rispettò nemmeno l’ordine cronologico delle varie edizioni originali delle rime dello Stampa.
Considerando che queste poesie, sebbene pubblicate in tempi diversi, dovettero esser tutte scritte nel medesimo tempo, forse nel 1543b (poiché lo Stampa morì nei primi mesi del 1544), ho voluto disporle in modo da tracciare una breve storia dell’amore che l’infelice poeta vi cantò: prima le lodi alla donna amata, poi le gioie e i favori amorosi, e poi le gelosie e le angosce e il presentimento della morte. A questo gruppo ho fatto seguire le rime varie: quelle agli amici, le religiose e, ultime, le poche d’occasione.
Intorno a Collaltino e a Vinciguerra II di Cobalto rimando all’edizione del 1738, alla bibliografia raccolta nel mio studio citato su Gaspara Stampa, e a quel che ivi ne ho detto; e per le loro poesie in particolare agli studi di Augusto Serena, Collaltino da Collalto rimatore (nelle sue Pagine letterarie, Roma, Forzani e C., 1900, pp. 99-109) e La poesia della casa di Collalto, Treviso, Turazza, 1912. Per le rime di Collaltino abbiamo due sole fonti: il libro 1 delle Rime diverse già citate (Venezia, Giolito, 1545) contiene tre sonetti, quelli che nella presente edizione hanno i nn. ii (p. 349), iii (p. 350), i (p. 350); e la seconda ristampa dello stesso libro I delle Rime diverse (Venezia, Giolito, 1549) contiene gli altri otto: iv e xi (p. 185), v e vi (p. 186), viii e vii (p. 187), ix e x (p. 188). Mentre nelle edizioni precedenti queste rime son disposte nell’ordine che hanno nelle due raccolte cinquecentesche, prima quelle del 1549 e poi quelle del 1545, io ho premesso queste a quelle, con qualche spostamento: oltre che del i, del sonetto xi, che è encomiastico, e del vii, che canta la stessa donna ricordata per nome nel vi.