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pp. 194-8; e, poiché colei che lo scrive, dirigendosi ad una giovane fattasi monaca, risulta essere una donna maritata, m’è sorto qualche dubbio sull’autenticità della poesia; ma non ho creduto sufficiente questo argomento per escluderla dal canzoniere della Stampa, che potè scriverla a nome d’altra persona.

Nella riproduzione del canzoniere di madonna Gaspara io mi sono attenuto rigorosamente al testo del 1554, fuorché nelle modificazioni puramente grafiche richieste dalle norme fissate per questa collezione di Scrittori d’Italia1: dove però il senso lo richiedeva, ho fatto alcune correzioni, delle quali do ragguaglio piú oltre.

Rispetto all’ordinamento delle rime, non ho creduto di dovermi troppo allontanare da quello che esse hanno nella prima edizione, la quale fu evidentemente condotta sull’autografo. Parecchi anni fa venne proposta una nuova distribuzione delle rime della Stampa, come piú conveniente per seguire «nel suo svolgersi la passione amorosa di G. S. e dare un ordine di tempo a’ suoi versi» 2; ma essa è tale che sconvolge quasi interamente l’ordine che le rime hanno nell’edizione del 1554, né credo si possa sostenere che risponda alla piú esatta interpretazione psicologica del canzoniere della nostra poetessa. A seguir sostanzialmente l’ordine della prima edizione mi sono indotto per due ragioni principali: la prima è che essa o rappresenta fedelmente l’originale e quindi l’ordine voluto dalla poetessa, o se, com’è probabile, se ne discosta in qualche parte, ne deve riprodurre tuttavia le linee fondamentali e, per cosí dire, l’ossatura; la seconda, che qualunque rimaneggiamento non può non esser troppo soggettivo e, di conseguenza, non da tutti approvabile, perché piú o meno arbitrario.

Per queste ragioni ho dato il titolo di Rime d’amore alla prima parte del canzoniere, ponendo in fine ad essa, distinti come sono nell’edizione 1554 dalle altre poesie, i Madrigali ed i Capitoli, ed ho formato una seconda parte con le Rime varie, che nella [I] edizione precedono i Madrigali e i Capitoli. Dalle Rime d’amore ho tolto solo un sonetto, il 190° dell’edizione 1877, ponendolo tra le Rime varie (n. cclxxxiii), e la canzone ii, che non

  1. Così furon tolti tutti gli «et», che ho però lasciati dinanzi a «ad», «ed» e simili, dove la sostituzione dell’«ed» darebbe veramente suono cattivo: in questa limitazione, a non dire di altri, ho dalla mia l’esempio del Parini.
  2. Cfr. Elisa Minozzi, Gaspara Stampa, studio, Verona, Drucker, 1893, p. 87 sgg.