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Gaspara Stampa (n. verso il 1525-m. 1554) e Veronica Franco (1546-1591) si trovano unite in questo volume, perché furono nella condizione della vita molto più vicine che finora non siasi, nonché creduto, nemmeno sospettato. Di Veronica Franco sono ben noti i fasti galanti; e la ricostruzione della sua biografia e lo studio de’ suoi scritti han dato materia ad Arturo Graf per scrivere un interessantissimo capitolo del malcostume cinquecentesco. Madonna Veronica fu una delle cortigiane più in voga nella splendida e corrotta opulenza veneziana della seconda metà del Cinquecento: la donna di piacere colta e sapiente nell’arte sua, che toccò i fastigi della fortuna nel suo mestiere, quando un re, Enrico III di Valois, di passaggio a Venezia, si recò a farle una visita; e finì, come molt’altre sue pari, volgendosi alla religione e alla contrizione1.
- ↑ Arturo Graf, Una cortigiana fra mille: Veronica Franco (in Attraverso il Cinquecento, Torino, Loescher, 1888, p. 293 sgg.). Nella monografia del Graf è intera la bibliografia sulla Franco: merita tuttavia di essere qui citato Giuseppe Tassini, Veronica Franco, celebre poetessa e cortigiana del secolo XVI, seconda edizione, Venezia, stab. tip.-lit. M. Fontana, 1888. Alle notizie compiute per ogni rispetto, date dal Graf, mi preme aggiungerne una sola, che riguarda la madre di Veronica. Il Graf (p. 296), dopo aver rilevato che Veronica non si guastò con la famiglia, per la disonesta professione che faceva, aggiunge acutamente: «Un’ultima congettura non parrà forse al tutto irragionevole, cioè che la buona mamma fosse stata a’ suoi tempi cortigiana ancor essa e, prima che mallevadrice, maestra alla figliuola». Le cose stanno proprio a questo modo. In certo Catalogo, noto agli studiosi, dove sono elencate le cortigiane di Venezia, e che dev’essere stato composto prima del 1570 e probabilmente verso il 1565, oltre l’indicazione del nome, domicilio e tariffa di V. Franco («Veronica Franca, a Santa Maria Formosa, pieza so mare, scudi 2»), troviamo infatti quest’altra nota, sfuggita al Graf e al Tassini, che riguarda la madre di lei: «Paula Franca, a Santa Maria Formosa, pieza lei medema, scudi 2».