172Di Licaon fatta orsa ancor la figlia,
mentre ucciderla il figlio ignota tenta,
assunta in cielo ad orsa s’assomiglia: 175né pur orsa celeste ella diventa,
figurata di stelle in cotal segno,
ma ’l figlio in ciel l’altr’orsa rappresenta. 178Quanto è possente il nostro umano ingegno,
che vive fa parer le cose finte
per forza di colori e di disegno! 181Di seta e d’oro e varie lane tinte,
nei tapeti, ch’adornan quelle stanze,
da l’imitar le cose vere èn vinte. 184E, perché nulla a desiar avanze,
ch’orni di Giove un’alta regia degna,
dove, lasciato ’l ciel, qua giuso ei stanze, 187qualunque ebbe tra noi la sacra insegna,
ch’a quei con le sue man Dio stesso porge,
che d’esser suoi vicari in terra ei degna, 190qualunque di pastor al grado sorge
de la chiesa divina, in espresso atto
nobilmente dipinto ivi si scorge: 193quivi ciascun pontefice ritratto
piú che dal naturai vivo si vede,
di tela, di colori e d’ombre fatto; 196e, com’a tanta maestá richiede,
da l’altre in parte eccelsa e separata
si reverende imagini han lor sede. 199Similmente, in maniera accomodata,
di quei l’effigie ancor son quivi, i quali
del ciel sostengon la felice entrata: 202quanti mai fúr nel mondo cardinali,
quivi entro stan co’ papi in compagnia,
e vescovi, e prelati altri assai tali. 205Perché conforme al paradiso sia
quell’albergo divino, in sé ritiene
di gente i volti cosí santa e pia.