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338 veronica franco

     28E, mentre le delizie avido sceme,
nel gioir di se stesso, afflige i sensi,
che non puon separati ancor goderne:
     31cosi, quanto m’avien ch’amando pensi
a l’abitazion vaga e gentile,
tra gioia e duol convien che ’l cor dispensi.
     34In questo piglio in man pronta Io stile;
e, per gradir al sentimento, fingo
quel loco quanto possi al ver simile:
     37e, se ben so ch’a impresa alta m’accingo,
tirata da la mia propria vaghezza,
senz’arte quel ch’io so disegno e pingo.
     40Oh che fiorita e gioconda bellezza
quivi mostra e dispiega la natura,
raro altrove o non mai mostrarla avezza!
     43Certo è questa quell’unica fattura,
in cui, vinta se stessa, a tutte prove
ripose ogni sua industria, ogni sua cura.
     46Di tutto quel che piaccia al mondo e giove,
favorevole il cielo a cotal opra,
il maggior vanto eternamente piove.
     49Quivi ’l ciel manda il suo favor di sopra,
né men la terra in adornar tal parte
con gli altri, a gara, elementi s’adopra.
     52Vince Immaginar d’ogni umana arte
la disposizion di tutto ’l bene,
ch’unito quivi intorno si comparte:
     55e pur di quell’altezza, ove perviene
l’eccellenza de l’arte in cose belle,
vestigie espresse il bel luogo ritiene.
     58Cosi determinarono le stelle
far quivi in dolci modi altrui palese
quanto puon destinar e influir elle.
     61In questo avventuroso almo paese
l’ornamento del ciel si mostra in terra,
ch’a farlo un paradiso in lui discese.