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334 veronica franco

     64e certa son che in ciò loco men degno
non han le donne, ma d’esser maggiori
degli uomini dato hanno piú d’un segno.
     67Ma, se di voi si reputiam minori,
fors’è perché in modestia ed in sapere
di voi siamo piú facili e migliori.
     70E che sia ’l ver, voletelo vedere?
che ’l piú savio ancor sia piú paziente
par ch’a la ragion quadri ed al devere:
     73del pazzo è proprio Tesser insolente,
ma quel sasso del pozzo il savio tragge,
ch’altri a gettarlo fu vano e imprudente.
     76E cosí noi, che siam di voi piú sagge,
per non contender vi portamo in spalla,
com’anco chi ha buon piè porta chi cagge.
     79Ma la copia degli uomini in ciò falla;
e la donna, perché non segua il male,
s’accomoda e sostien d’esser vassalla.
     82Ché, se mostrar volesse quanto vale,
in quanto a la ragion, de l’uom saria
di gran lunga maggiore, e non che eguale.
     85Ma l’umana progenie mancheria,
se la donna, ostinata in sul duello,
foss’a Tuoni, com’ei merta, acerba e ria.
     88Per non guastar il mondo, ch’è si bello
per la specie di noi, la donna tace,
e si sommette a l’uom tiranno e fello,
     91che poi del regnar tanto si compiace,
sí come fanno ’l piú quei che non sanno
(ché ’l mondan peso a chi piú sa piú spiace),
     94che gli uomini perciò grand’onor fanno
a le donne, perché cessero a loro
l’imperio, e sempre a lor serbato l’hanno.
     97Quinci sete, ricami, argento ed oro,
gemme, porpora, e qual è di piú pregio
si pon in adornarne alto tesoro;