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332 veronica franco

XXIV

Della signora Veronica Franca

Rimprovero cortese ad uno, che per ira ha offeso una donna, e per poco non l’ha percossa.

     Sovente occorre ch’altri il suo parere
dice, stimando fatte alcune cose,
che non successer, né fúr punto vere.
     4Di queste, che pur son dubbie e nascose,
in noi un certo instinto la natura,
che tende al peggio ed al biasmarle, pose;
     7benché null’opra è di qua giú sicura,
e di quel, che men par ch’avvenir possa,
stiasi con piú sospetto e con paura.
     10Del mondo ingannator quest’è la possa,
che quel, ch’è piú contrario al ver, succeda,
per cagion torta, occoltamente mossa.
     13La ragion vuol ch’ogni ben di voi creda,
ma poi del verisimile l’effetto
fa che quel, ch’io credei prima, discreda.
     16Comunque sia, egli m’è stato detto:
se falso o ver, non importa ch’io dica
s’io son risolta o se n’ho alcun sospetto:
     19basta che mi tegniate per amica,
come infatti vi son, sí che in giovarvi
non sarei scarsa d’opra o di fatica.
     22Ed or ch’io mi conduco a ragionarvi
di quanto intenderete, a quel m’accosto,
che dé* chi fa profession d’amarvi.
     25Dunque a la mia presenza vi fu opposto
ch’una donna innocente abbiate offesa
con lingua acuta e con cor mal disposto;