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330 veronica franco

     136Io sono andata a questo assai pensando,
ed ho discorso che, s’io’l disfidassi,
da l’insultar s’andria forse arretrando:
     139forse ch’ei volgerebbe altrove i passi,
e meco fuggiria d’entrar in prova,
perch ’ancor col baston non l’amazzassi.
     142Ma s’ei temprate ha Tossa a tutta prova
contra ogni copia di gran bastonate,
si ch’altri a dargli stanco alfin si trova;
     145senz’aver le devute sue derrate,
rendermi stanca in guisa alfin potrebbe,
che Tarmi avessi in mio affanno pigliate.
     148E poi di me qual cosa si direbbe?
Ch’io non sia buona per un uom codardo,
cui con la verga un fanciul vincerebbe:
     151un, che fa l’invincibile e’l gagliardo
contra una donna, che sopporta e tace,
senza pur minacciarlo con Io sguardo.
     154Dunque’l debbo lasciar seguir in pace,
e sommettermi in guisa al suo talento,
ch’egli m’offenda come piú gli piace?
     157Quest’è strana maniera di tormento,
e tal, ch’offese a non sopportar usa,
a questa men ch’ad altra atta mi sento.
     160Dunque sarò da si vii uom delusa,
senza prender vendetta in parte alcuna
di quanto egli m’offende e si m’accusa?
     163In questo punto il mio pensier s’aduna,
e per incaminarmi a buona strada
trovo scarsa e contraria la fortuna.
     166Ma s’io sto queta, e, come avien ch’accada
un giorno, che passar quindi gli avenga,
incontra armata a ucciderlo gli vada?
     169Forse la sete fia che ’n tutto io spenga
di quel sangue maligno, e con diletto
senza contrasto alcun vittoria ottenga.