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326 | veronica franco |
XXIII
Della signora Veronica Franca
Oltraggiata da un vile, in sua assenza, chiede consiglio ad un uomo d’arme, esperto delle questioni d’onore, per vendicarsi, com’è suo diritto.
Lungamente in gran dubbio sono stata
di quel che far a me s’appartenea,
da un certo uomo indiscreto provocata.
4Nel pensier vane cose rivolgea
del far e del non far la mia vendetta,
né a qual partito accostarmi sapea;
7alfin, la propria mia ragion negletta,
che ’l buon camin non sa prender né puote,
da la soverchia passion costretta,
10vengo a voi per consiglio, a cui son note
le forme del duello e de l’onore,
per cui s’uccide il mondo e si percuote.
13A voi, che guerrier sète di valore,
e, ch’oltre a Tesser de la guerra esperto,
vostra mercede, mi portate amore,
16per consiglio ricorro; e ben m’accerto
che mi sareste ancor non men d’aita,
per grazia vostra piú che per mio merto.
19Ma io non voglio a quel, dove m’invita
de la vendetta il gran desio, voltarmi,
benché la via mi sia piana e spedita:
22voglio, prima ch’io venga al trar de Tarmi,
il mio parer communicar con voi,
e con voi primamente consigliarmi;
25e, se determinato fia tra noi
che con gli effetti io debba risentirmi,
non sarò pigra a pigliar Tarmi poi.