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i - terze rime 323

     133Nulla il gran lor piacer toglie o divide,
ma sempre il sommo lor diletto cresce;
di che me, con duol mista, invidia uccide.
     136Ecco, che fuor d’un antro, or ch’io parlo, esce
coppia felice di due dame snelle,
cui sempre star in un sol luogo incresce;
     139e lá due rondinette unirsi anch’elle
veggo in un ramo verde. Ahi del mio amante
voglie contrarie al mio desir rubelle!
     142Dove parlan d’amor l’erbe e le piante,
dove i desir d’ognun sono concordi,
in quest’almo paese circostante
     145m’addusse Amor, perch’io piú mi ricordi,
ne la dolcezza de l’altrui venture,
dei pensier d’uom crudel dai miei discordi.
     148Né questo accresce sol le mie sventure,
per prova intender dai boschi e dai sassi
quanto sian meco acerbe le sue cure;
     151ché sempre avanti a la memoria stassi
quanto, per fuggir l’odio di colui,
da la patria gentil mi dilungassi:
     154da quell’Adria tranquilla e vaga, a cui
di ciò che in terra un paradiso adorni
non si pareggi alcun diletto altrui:
     157da quei d’intagli e marmo aurei soggiorni,
sopra de l’acque edificati in guisa,
ch’a tal mirar beltá queto il mar torni;
     160e perciò l’onda dal furor divisa
quivi manda a irrigar l’alma cittade
del mar reina, in mezzo ’l mar assisa,
     163a’ cui piè l’acqua giunta umile cade,
e per diverso e tortuoso calle
s’insinua a lei per infinite strade.
     166Quivi tributo il padre Ocean dálie
d’ogni ricco tesoro, e ’l cielo amico
ciascun’altra a lei pon dopo le spalle;