172E, quand’io non sia degna d’impetrarlo,
per alcun vanto espresso che ’n me sia,
da la vostra bontá voglio sperarlo; 175da la vostra infinita cortesia,
benché convien a l’amor ch’io vi porto,
che da voi ricompensa mi si dia. 178E, facendo altrimenti, avreste il torto:
ond’io, per non far debil mia ragione,
del dever v’ammonisco, e non v’essorto. 181Si voglion certo amar quelle persone,
da le quai noi amati si sentimo:
cosi la buona civiltá dispone; 184e tanto importa ad amar esser primo,
che, se l’amato a ridamar non vola,
macchia ogni sua virtú d’oscuro limo. 187Questo è, che mi confida e mi consola:
che cader non vorrete in cotal fallo,
ch’ogni ornamento a la virtute invola. 190Come bel fiore in lucido cristallo,
traspar ne le vestigie vostre esterne
lo spirto, ch’altrui rado il ciel tal dállo: 193l’alma in voi nel sembiante si discerne,
che di vaghezza esterior contende
con le virtuti de la mente interne. 196Ben chi è tal, se lo specchio inanzi prende,
dilettato dal ben che ’n lui fuor vede,
a far simile al volto il senno attende; 199e, mentre move per tai scale il piede,
nel proporzionar tal di se stesso,
ogni condizion mortale eccede. 202Beato voi, cui far questo è concesso,
e cotanto alto giá sète salito,
che nullo avete sopra, e pochi presso! 205Ben quindi fate ognor cortese invito,
le man porgendo altrui, perché su monti,
di zelo pien di caritá infinito;
G. Stampa e V. Franco, Jtimc.