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302 veronica franco

     64Questa fu del mio mal vera salute:
cosi divenne alfin la mente sana
da le profonde mie gravi ferute:
     67il vostro andar in region lontana
saldò ’l colpo, benché la cicatrice
render non si potesse in tutto vana.
     70Forse stata sarei lieta e felice,
nel potervi goder a mio talento,
e forse in ciò sarei stata infelice.
     73La gran sovrabondanza del contento
potria la somma gioia aver cangiato
in noioso e gravissimo tormento;
     76e, se da me in disparte foste andato,
in tempo di mio tanto e di tal bene,
infinito il mio duol sarebbe stato.
     79Cosi non vòlse ’l ciel liete e serene
far l’ore mie, per non ridurmi tosto
in prova di piú acerbe e dure pene.
     82Ond’io di quanto fu da lui disposto
restar debbo contenta; e pur non posso
non desiar ch’avenisse l’opposto.
     85Da quel che sia ’l mio desiderio mosso
in questo stato, non so farne stima,
ché s’è da me quel primo amor rimosso.
     88Quanto cangiato in voi da quel di prima
veggo M bel volto! Oh in quanto breve corso
tutto rode qua giuso il tempo, e lima!
     91Di molta gente nel comun concorso
quante volte vi vidi e v’ascoltai,
e dal bel vostro sguardo ebbi soccorso!
     94E, se ben il mio amor non vi mostrai,
o che ’l faceste a caso, o per qual sia
altra cagion, benigno vi trovai;
     97per ch’ora in una, ed ora in altra via
di devoto parlar, con atto umano,
volgeste a me la fronte umile e pia;