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300 | veronica franco |
XIX
Della signora Veronica Franca
Ad un uomo di religione, pel quale provò in gioventú un amore non dichiarato, Veronica manifesta, ora ch’egli è giunto all’etá matura, i suoi sentimenti, mutati in fervida amicizia, e lo prega di benevola e cordiale corrispondenza.
Quel che ascoso nel cor tenni gran tempo
con doglia tal, ch’a la lingua contese
narrar le mie ragioni a miglior tempo;
4quelle dolci d’amor amare offese,
che di scovrirle tanto altri vai meno,
quanto ha piú di far ciò le voglie accese;
7or, che la piaga s’è saldata al seno
col rivoltar degli anni, onde le cose
mutan di qua giú stato e vengon meno,
10vengo a narrar, poi che, se ben noiose
a sentir furo, ne la rimembranza
or mi si volgon liete e dilettose.
13Cosi spesso di far altri ha in usanza,
dopo ’l corso periglio, e maggiormente
se d’uscirne fu scarsa la speranza.
16Or sicura ho ’l pericolo a la mente,
quando da’ be’ vostr’occhi e dal bel volto
contra me spinse Amor la face ardente:
19ed a piagarmi in mille guise vólto,
dal fiume ancor de la vostra eloquenza
il foco del mio incendio avea raccolto.
22L’abito vago e la gentil presenza,
la grazia e le maniere al mondo sole,
e de le virtú chiare l’eccellenza,
25fúr ne la vista mia lucido sole,
che m’abbagliár e m’arser di lontano,
si ch’a tal segno andar Febo non suole.