Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/288

282 veronica franco

XV

Della signora Veronica Franca

Si scusa con un amico per non essere andata a trovarlo: la partenza dell’amante cosí l’ha turbata e sconvolta, che non se n’è sentita la forza, benché n’avesse desiderio; ma, s’egli insiste, andrá da lui, che stima, pur non essendone innamorata.

     Signor, ha molti giorni, ch’io non fui
(come doveva) a farvi riverenza:
di che biasmata son forse d’altrui;
     4ma, se da far se n’ha giusta sentenza,
le mie ragioni ascoltar pria si denno
da me scritte, o formate a la presenza:
     7che, quanto dritte ed accettabili enno,
non voglio ch’altri s’impedisca, e solo
giudicar lascerò dal vostro senno.
     10Con questo in tanti mali mi consolo,
che non sète men savio che cortese,
e che pietá sentite del mio duolo;
     13sí che, s’alcun di questo mi riprese,
ch’a voi d’alquanto tempo io non sia stata,
prodotte avrete voi le mie difese.
     16Io so pur troppo che da la brigata
far mal giudizio de le cose s’usa,
senza aver la ragion prima ascoltata.
     19Signor, non solo io son degna di scusa,
ma che ciascun, c’ha gentil cor, m’ascolti
di tristo pianto con la faccia infusa.
     22Non posso non tener sempre rivolti
i sentimenti e l’animo e l’ingegno
ai gravosi martir dentro a me accolti,