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i - terze rime | 261 |
IX
D’incerto autore
Altro lamento d’un amante di Veronica, durante un’assenza di lei.
Donna, la vostra lontananza è stata
a me, vostro fedel servo ed amante,
morte tanto crudel quanto insperata.
4Nel gentil vostro angelico sembiante
abitar l’alma e ’l mio cor vago suole,
e ne le luci si leggiadre e sante:
7queste fúr risplendente unico sole
sovra i miei di. senza lor tristi e negri,
e di quel pieni, ond’uom via piú si duole,
10come sono a me adesso orbati ed egri,
in questa sepoltura de la vita,
che non fia, senza voi, che si reintegri.
13Con voi l’anima mia s’è dipartita,
anzi ’l mio spirto e l’anima.voi sète,
e tutta la virtú vitale unita:
16e, s’uom morto parlar vien che si viete,
non io, ma di me parla in cambio quella,
che ne le vostre man mia vita avete.
19Questa non pur vi scrive e vi favella,
per miraeoi d’Amor, in cotal guisa,
che, ne Tesser io morto, in voi vive ella;
22ma, stando dal cor vostro non divisa,
vi susurra a Torecchie di segreto,
e ’l mio misero stato vi divisa.
25Né perciò del mio male altro ben mieto,
se non ch’agli occhi vostri ei si figura
con spettacolo a voi gioioso e lieto;