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232 veronica franco

La gran bellezza a voi data di sopra
spender in morte di chi v’ama e in doglia,
qual potete peggior far di quest’opra?
Ciò da l’uman desir vostro si toglia,
e ’n sua vece vi penetri a la mente,
conforme a la beltà, pietosa voglia.
Cosi dentro e di fuor chiara e splendente
sarete d’ogni età vero ornamento,
non pur di questo secolo presente.
Pria che de’ be’crin l’ór si faccia argento,
da custodir è quel, che poi si perde,
chi ’l lascia in man del tempo, in un momento
e, se ben sète d’età fresca e verde,
nulla degli anni è piú veloce cosa,
si ch’a tenervi dietro il pensier perde;
e, mentre di qua giú nessun ben posa,
nasce e spar la beltà piú che baleno,
non che qual nata e secca a un tempo rosa.
Ma poi, chi la pietà chiude nel seno,
col merto de la fama sua ravviva
le chiome bionde e ’l viso almo e sereno.
Dunque, per farvi al mondo eterna e diva,
amica di pietà verso chi v’ama,
siate di crudeltà nemica e schiva.
Oh, se vedeste in me l’ardente brama,
c’ho di servir voi sola a tutte l’ore,
con quel pensier ch’ognor vi chiede e brama;
se mi vedeste in mezzo ’l petto il core,
a me son certo che null’altro amante
pareggereste nel portarvi amore!
Ma guardatemi ’l cor fuor nel sembiante
pallido e mesto e nel mio venir solo,
di e notte, con piè lasso e cor costante;
e, conoscendo il mio soverchio duolo,
e come in lui convien ch’ognor trabbocchi
di pene cinto da infinito stuolo,