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I
TERZE RIME
I
Del magnifico messer Marco Veniero
alla signora Veronica Franca
Loda la bellezza e l’ingegno di Veronica e la prega di essergli benigna e amorosa.
S’io v’amo al par de la mia propria vita,
donna crudel, e voi perché non date
in tanto amor al mio tormento aita?
4E, se invano mercé chieggio e pietate,
perch’almen con la morte quelle pene,
ch’io soffro per amarvi, non troncate?
7So che remunerar non si conviene
mia fé cosi; ma quel mal, che ripara
a un maggior mal, vien riputato bene:
10piú d’ogni morte è la mia doglia amara;
e morir di man vostra, in questo stato,
grazia mi fia desiderata e cara.
13Ma coni’esser può mai che, dentro al lato
molle, il bianco gentil vostro bel petto
chiuda si duro cor e si spietato?
16Com’esser può che quel leggiadro aspetto
voglie e pensier cosí crudi ricopra,
che ’l servir umil prendano in dispetto?