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210 appendice


XXVI

Ad un amico innamorato.

     Le vostre belle e pure e dotte carte
e gli spiegati vostri alti concetti
partoriscono in me sí dolci effetti,
ch’ogni mio duol da l’anima si parte.
     Cantando il vostro amor, vincete l’arte,
onde non corre a voi, benché s’affretti,
l’avaro tempo, e ’l dir pien d’intelletti
adorna il nome vostro in ogni parte.
     O, se’l pensier ch’è in me fosse pur mio,
com’è giá stato, e s’io potessi omai
volger le rime a voi, com’io disio,
     forse il mio stil, sempre uso a tragger guai
e lodar quella, onde ’l mio foco uscío,
saria piú vago ed onorato assai.


XXVII

A Lodovico Domenichi.

     Domenichi gentil, che fate voi
lontan dagli occhi miei, vicino al core?
Se non, com’io del vostro almo valore,
sempre, talora almen pensate a noi?
     Se voi scrivete io non vi chieggio poi,
ché restar non conviensi al vostro onore;
ma ben vorrei quetar l’alto dolore
col vostro ingegno e dolci frutti suoi.
     Prèmevi Amor per l’aria d’un bel volto?
o godete per lui, felice amante?
o ve n’andate pur libero e sciolto?
     Io non saprei giamai ritrar le piante
dal regno suo, perché in martíri avolto
mi strugga, e insieme sia caldo e tremante.