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ii - rime di baldassarre stampa 203


XII

Per un oriolo donatogli dalla sua donna.

     Il vostro dono prezioso e caro
a pensar di me stesso omai m’invita,
perché la sabbia giú di nostra vita
veggio correr in lui senza riparo;
     e intanto al volto, onde ogni bene imparo,
volgendo i miei pensier, la mente ardita,
sento che la beltá vostra infinita
mi porta al ciel, beato spirto e chiaro.
     O dono altero! in ch’io mirando espresso
il viver frale e quanto è breve l’ora,
sprezzo l’umane cure e ’l mondo istesso.
     Divina, alma bellezza! ond’io son fòra
di me medesmo, e al sommo Ben m’appresso,
e l’alma il suo Fattor vede et adora.


XIII

Ostacoli alle sue gioie amorose.

     Il fero mio desir tanto m’accende,
quanto piú la speranza mi conforta;
e ’l novo empio riparo a la via corta
de la mia gioia oltra ogni dir m’offende.
     Ché se ’l muro importun, che mi contende
l’entrata dove è la mia fida scorta,
non serrasse la giá benigna porta,
per cui sola il mio duol mercede attende,
     io spererei che quanto dolce mai
fosse raccolto in cor di lieti amanti
al parangon del mio paresser guai.
     Muro, cagion dei miei sí larghi pianti,
degna pietá, crudel, ti rompa omai,
sí ch’io del primo commodo mi vanti.