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ii - rime di baldassarre stampa | 201 |
VIII
Senza la vista di lei, soffre e invoca la morte.
Dolce mio ben, deh qual cagion vi move
a tenermi celato il caro volto,
onde in pianti e ’n sospir e ’n pene avolto
duro stato e crudel convien ch’io prove?
Lasso me, ch’io mi struggo, e non ho dove
mi trovi aita! Ché, se pur m’è tolto
il veder voi, per cui libero e sciolto
men giá d’ogni martír, che piú mi giove?
Privo di quella vista, ond’io tutto ardo,
forse ch’io spiri, o che mi cerchi altronde
tregua col mio dolor tenace e forte?
Non fia mai ver; ma senza il vostro sguardo
sempre avrò doglie nel mio cor profonde,
né voglio altro piacer che la mia morte.
IX
Perché ella non lo rallegra piú de’ suoi sguardi?
Occhi, che la virtú vostra serena,
che giá mi trasse a l’amorosa rete,
a me tenendo ascosa, rivolgete
quel ben, ch’indi sperava, in pianto e in pena,
se ’l vostro sguardo sol mi spinge e mena,
come vi piace, ad ore triste o liete,
perché col torto orgoglio pur volete
tôrmi il piacer, che miei tormenti affrena?
Fugge al vostro apparir, lumi beati,
ogni oscuro, che cinga l’aria nostra;
sol contra me l’usanza è fiera e nova.
Se vostro io sono, onde è che sète armati,
lasso, a mio danno? Ma, se voglia vostra
è pur ch’io mora, ecco il morir mi giova.